Titolo opera: Insieme di insiemi

Codice: 042

Artista: Martelli Nene (1939) Torino,

Anno opera: 1983

Nazione: Italia

Supporto: tela

Tecnica: olio e oro

Dimensioni: 100x100 cm.

Stile: segnico-informale, ipergrafia

Corrente artistica: contemporanea, informale

Ubicazione opera originale: magazzino temp costante 18 gradi scaffale 7 a lato

Descrizione: firmato dall’autore sul fronte

 

Biografia:

Nene Martelli è nata a Torino. Nel 1939 conseguì a Cuneo il diploma magistrale, pur privilegiando nello studio la pittura e la musica. Nel 1951, anno del rientro a Torino, incontrò il pittore Piazza che la esortò a disegnare. Da qui ha inizio una lunga serie di esperienze d’arte e di cultura quali nel 1948/49, la frequenza al Liceo Artistico e, nel 1955, la realizzazione di un forno per ceramiche che le consentì di esprimere con questo materiale la propria creatività. Il passaggio all’insegnamento nella Scuola materna (1953/54), aprì la strada ad uno straordinario mixing fatto di attività creative sfociate prima in una positiva operazione didattica, in seguito in un grande fermento artistico.

Dopo una prima fase figurativa avviata nel 1942 ed alcune esperienze nel campo della ceramica, durante alcuni anni, Nene Martelli incontra lo scultore Gianni fenoglio, col quale dà inizio ad un insieme di attività intense e piene di imprevisti. Nel 1968, alla morte di Fenoglio, Nene Martelli si impone una pausa di riflessione. Nel 1972 incontra Lucio Cabutti e Giorgio Colombo al “Centronuovo”.

Nel 1975 M. Tapì presenzia all’inaugurazione di una sua personale alla “Chironi88” di Nuoro.

Tra le mostre personali di Nene Martelli spicca per importanza quella presentata da Michel Tapié a Torino nel 1977 all’ International  Center of Aesthetic Research con presentazione in catalogo di M. Tapié; nel ’79 a Rapallo alla “Polimnya”; nel 1980 è presente a Chaivari nella collettiva “Omaggio a Pound”. Da segnalare inoltre nell’’86 la personale all’Antico Castello sul mare e le personali al “Brandale” nell’85,’88 e ’90 e ancora nel ’93 (mostra Martelli/Fenoglio), nel ’92 e ’94 allo Studio B2 di Genova. Nel 1996 a Rapallo viene nominata “Pittore dell’Anno” con Mattia Moreni. Ha partecipato alla mostra “Art Autre”, ordinata da Mirella Bandini nella Galleria Civica d’Arte moderna di Torino (Aprile-Giugno ’97).

Una sua opera è presente nel Museo d’Arte Generazioni  Italiane del Novecento “D. Bargellini”, Pieve di Cento.

 

Principali mostre personali e collettive:

 

1959 Torino, Galleria Cassiopea.

1965 Torino, Soc. Promotrice Belle Arti.

1966 Torino, Soc. Promotrice Belle Arti.

1967 Torino, Soc. Promotrice Belle Arti.

1968 Torino, Soc. Promotrice Belle Arti.

1975 Nuoro, Galleria Chironi 88.

1976 Sassari, Galleria Il Basilico.
1977 Torino, International  Center of Aesthetic Research.

1979 Rapallo, Galleria Polymnia.

1982 Marsciano (PG), Sala Consiliare del Comune.

1982 Campione d’Italia, Premio Pittura e Turismo della Regione Lombardia.
1982 Spoleto (PG).
1983 Roma, Citifin.
1984 rapallo, Via Crucis per la Cappella dell’Ospedale.
1984 Rapallo (GE), “Via Crucis” per la cappella dell’ospedale.

1985 Savona, “Centro Arte e Cultura”.

1985 Savona, Galleria Il Brandale.
1986 Rapallo, Castello Sul Mare, “Segno e Scrittura”
1988 Firenze, Cripta Basilica di San Lorenzo.
1992 Genova, Studio B2.
1992 San Fruttuoso di Camogli, Rassegna Artisti Contemporanei.
1992 San Francisco (USA), Museo Italo Americano.
1992 Toronto (Canada), Museo Italo Americano.

1992 Genova, Studio 132.
1993 Savona, Galleria Il Brandale.
1993 Genova, Studio B2.
1993 manifesto per San Fruttuoso di Camogli, “Ombelico del mondo” Collettiva F.A.I.
1994 Genova, Studio B2.

1996 Rapallo, 10 agosto.
1996 Genova, Città di Colombo, “Barocco d’Insiemi.”
2000 Castigliole d’Asti, Artisti per un Arte AUTRE, 30 settembre 2000.

2002 L'avventura è altrove e altrimenti, Studio B2 a cura di Stenlio Rescio

 

Seguono altre mostre personali e collettive.


Critica:

 

A Nene Martelli à l’occasion de son ex position a Nuoro en novembre ’75… ici des espaces ensemblistes abstraits de sous-ensembles gèeometriques d’elements-points à la puissance de la perception psyco-sensorielle des oeuvres d’art par les authentiques amateurs qui cherchent et trouvent leur “incantamento” dans la magie rayonnant d’evidentes oeuvres d’art a nous proposte… Rien de moins et rien d’autre.

Michel Tapiè (1975)

 

Un tutto debitamente transitorio, mutevole nel dissidio di minimi e ripeturi uragani.

Giorgio Gazzolo

L’opera di questa artista è ricca di frequenti mosse battesimali di rinnovi fini costruiti dalla liberazione dei molteplici schemi, dalle profetizzazioni, dalla identificazione della sua stessa verità ispirata a nuove ideografie.

“Arte italiana Contemporanea” Gabriella Bairo Puccetti

 

Lo schema geometrico è assunto come misura progettuale ed atto di conoscenza all’interno del linguaggio astratto, come sedimento di un incidenza storica e specifico fondamento dell’autonomia creativa,…

Maria Torrente

 

Ma è così che l’opera della Martelli sembra poter affermare ancora, tra passato e futuro, il perdurare di quei momenti dell’immagine che costituiscono pur sempre momenti autentici di poesia.

Angelo Dragone

 

La ricerca condotta, lungo gli anni '60'70 a Torino, nell'ambito di espressione segnico-informale che trovava un punto di riferimento nel magistero e nel fervore organizzativo di Michel Tapié, si conferma per Nene Martelli, a distanza di tempo, ricca d'implicazioni attuali. Se nel periodo cui s'è fatto cenno, ormai storicizzato, l'artista - secondo quanto scriveva il teorico dell'art autre presentandone nel 1977 il lavoro all'International Center of Aesthetic Research - era giunta "ad organizzare superfici press'a poco quadrate tramite un certo numero di sotto-insiemi, sovente formati di tre volte tre elementi" superando tuttavia il carattere schematico di un tale impianto grazie ad "una libertà che non smarrisce il proprio rigore" quale si riscontra nel grande trittico - riproposto nell'odierna personale allo Studio B2 - "realizzato su tre tele allungate che recano al centro, ciascuna, un quadrato composto di nove elementi, pretesto di un gioco grafico particolarmente felice", oggi la strutturazione modulare dello spazio sembra assoggettata ad un procedimento di blow-up ove la compattezza costruttiva sembra in procinto di sfaldarsi ed emerge invece un cromatismo più acceso e limpido. Analogamente, gli interventi segnici, un tempo sovrapposti alla partitura di fondo come grafia (o ipergrafia nei senso mutuato dai Lettrismo) iterata ed evocativa, si fondono ora più intimamente nel dipinto, rarefacendosi e dilatandosi in ampi accenni curvilinei, dando luogo ad un'immagine sintetica e, nel contempo, singolarmente aperta.

A spazi che - annota Stelio Rescio - "si direbbero della meditazione silenziosa. Ma sempre in un equilibrio problematico che, rifuggendo dalla staticità-continuità, si dispone, ogni volta, all'azzardo".

Stelio Rescio (1992)

 

NENE MARTELLI AL BRANDALE

"Se, per ragioni inerenti alla ricerca estetica, si perviene a dissociare la tautologia struttura-contenuto, propria di ogni opera completa, si deve procedere nell'universo strutturale sino all'insieme di tutti gli insiemi, utilizzando il linguaggio formalizzato della logistica post-cantoriana, non per applicare ricette sintattiche, ma per tentare di viverne un poco gli assiomi, al di qua della base del mondo percettivo dell'uomo nella situazione attuale, come nozioni e postulati che presiedono alle geometrie umanistico-euclidee tanto esplicitate nell'era precedente.

Quanto al contenuto, la cosa sta altrimenti, e di fronte ad un'opera d'arte non figurativa e non geometrica ci s'imbatte di primo acchito in lacune linguistiche, in un linguaggio che non esiste ancora".
Così nella sua "Introduction à la connaissance esthètique" Michel Tapié caratterizzava l'orizzonte problematico delineatosi nel campo dell'arte verso la met del secolo, con il passaggio dagli schemi di un classicismo ormai degenerato in accademia, seppur sempre "storicamente prestigioso", all' art autre, annunciata dalla tabula rasa dadaista ed esplosa con il dripping pollockiano, in cui vigono criteri e sistemi operativi radicalmente diversi, "altri" appunto rispetto alla tradizione antecedente.

Non è a dire quanto una simile formulazione teorica risulti tuttora dirompente in un contesto che si appaga di pseudo-rivoluzioni e di parvenze di novità; a questo punto occorre tuttavia entrare in un ambito specifico che la ricostruzione tapiesiana degli espaces abstraits identifica a fianco di alcuni altri "sotto-insiemi", dall'abstraction lyrique all'ipergrafia lettrista, dalla "metafisica della materia" al baroque ensembliste (di cui sono esempio le sculture di Gianni Fenoglio): quello delle "strutture di ripetizione".
Qui, fra le ricerche fondate sulla "efficacia algoritmica" dell'elemento grafico iterato, trovano infatti collocazione i lavori realizzati da Nene Martelli nel primo scorcio degli anni '70. Si tratta di tele il cui fondo pur preservando, in generale, un minimo d'irregolarità - appare strutturato rigorosamente, con l'impiego di un modulo quadrato (per lo più in foglia d'oro) che dà luogo ad un agglomerato uniforme di blocchi movimentato dagli interstizi che vi s'incrociano schiudendolo, in certo modo, su un livello sottostante.
All'interno dello spazio così scandito l'autrice inscrive sequenze di segni: talvolta ordinate su tracce lineari e come volte a restituire attraverso impercettibili varianti grafiche, tramite addensamenti e rarefazioni, una sorta di archetipo della pagina; disposte, più sovente, secondo un andamento centrifugo o comunque sfalsato e debordante, quasi a suggerire il coinvolgimento nella costruzione pittorica di un piano ulteriore, contiguo al fondo ove si dispiega la dialettica aperto/chiuso cui s'è fatto cenno e contrassegnato dall'immaterialità.


Si comprende, da ciò, come la struttura iterativa non si esaurisca - nell'opera di Nene Martelli - nella proposizione un segno predeterminato ma divenga, piuttosto, una sorta di variazione diffusa, seguita istante per istante, pretesto "des jeux graphiques heureux" (Tapié, ancora) condotti misurandosi con l'immer wieder, il "sempre di nuovo" rilkiano che Pietro Chiodi elevava, in uno scritto apparso su "I 4 soli", a tratto costitutivo dell'arte.

 

Di un "desiderio di sublimazione del segno per una ricerca di spiritualità e di libertà" scriveva nel 1986 Luciano Cherchi, introducendo una personale dell'artista all'Antico Castello di Rapallo.

Una ricerca di libertà da cui il segno stesso viene trasformato, abbandonando ogni pur remota sembianza alfabetica per semplificarsi in segmenti isolati o giustapposti ed in accenni curvilinei (talora dissimulati in una materia fattasi cromaticamente più vivace) sino a far emergere, nei lavori del periodo più recente, primitivi mandala. Anche l'ordinata scompartizione del fondo si è modificata in misura sensibile, assumendo in positivo aspetti d'incompletezza e di multivalenza, aprendosi a quella dissimmetria che Pinot Gallizio invocava contro la Noia Cristallina, disponendosi insomma - come ha osservato Stelio Rescio - all'azzardo. Percorso controcorrente in tempi di arte postumana e digitale, compiuto avendo per sempre di mira quell'"incantamento" passionale che, secondo Luigi Moretti (e Tapiè con lui), costituisce il nucleo dell'esperienza creativa.

Sandro Ricaldone (1993)

 

SEGNI, INSIEMI, NODI

Dopo un esordio figurativo ed un intermezzo votato ad una forma l'astrazione che, per le sue componenti energetiche e la disposizione centrifuga, potrebbe definirsi "nucleare" se il termine già non designasse uno specifico movimento, la ricerca artistica di Nene Martelli si è a lungo concentrata nell'impresa di congiungere in un equilibrio fragile e penetrante la scansione rigorosa dello spazio della tela e la libertà del segno, talora svariante a creare oblique vie di fuga ed inscritto invece, in altre occasioni, in sequenze ripetitive e al tempo stesso mutevoli nei riquadri dorati stesi a compartire il fondo.
L'ambivalenza latente di questi sotto-insiemi - ove i grafismi elementari più frequenti (ed universali) si susseguono accostati gli uni agli altri in un assetto serrato che non abolisce ma sottolinea, piuttosto, le diversità - propone al fruitore una sorta di enigma, che non può esser sciolto se non abbracciando una visione che sovverta l'usuale senso dell'ordine, integrandovi il portato singolare di ogni esperienza praticabile.


La felicità degli esiti, rilevata da un autore dell'importanza di Michel Tapié, non è però valsa a restringere il processo creativo dell'autrice in una dimensione che, pur suscettibile d'innumerevoli varianti, avrebbe potuto sfiorare il limite dell'autoaccademismo. E' in certo modo la sua stessa lucidità ad indurla a intraprendere, oggi, la traversata di una regione caotica - almeno in apparenza - ove i lineari tracciati paratattici praticati nella fase anteriore s'intrecciano in un groviglio che da vicino riprende la morfologia complessa del nodo.

Più che riprendere l'antica tradizione ornamentale (i cui esempi sono diffusi a livello planetario: dalle decorazioni dei menhir nordeuropei alle calligrafie arabe; dagli yantra indiani a taluni schizzi leonardeschi) o seguire precise suggestioni matematiche, l'artista sembra captare in profondità una disposizione che fa del nodo - basti pensare all'ambito delle reti comunicative - una delle articolazioni essenziali della contemporaneità.
Se fra le opere esposte allo Studio B2 questa tematica si manifesta allo stato nascente, il suo emergere rende la misura di una creazione in perpetuo divenire. Indispensabile per chi è rimasto sensibile all'ammonimento di Tapié: L'AVVENTURA E' ALTROVE E ALTRIMENTI.

Stelio Rescio (febbraio 2002)