Titolo opera: Cronogramma A 7

Codice: 02

Artista: Alimonti Alessandro

 

Anno opera:1996

Nazione:Italia

Supporto: lamiera alluminio anodizzato 

 

Tecnica pittorica: mista

Dimensioni: 60x40 cm.

Stile: Informale

Corrente artistica: Contemporanea

 

 

 

 Biografia:

Vive e lavora a Roma. Si interessa di fotografia sin dagli anni ‘70, sia sul piano dell’attenzione culturale che in veste di autore, privilegiando sempre gli aspetti  teorici connessi alla cultura dell’immagine.
Ha pubblicato scritti sull’argomento (è stato condirettore del Giornale della Fotografia), ha tenuto workshop ed ha organizzato varie mostre e rassegne fotografiche, tra cui Photogrammatica a Roma (‘93 e ‘94) ed ha collaborato ad alcune edizioni di Photoidea (presentata anche alla Biennale d’Arte  di San Paolo ’94, Brasile).  In un primo periodo la sua ricerca fotografica ha operato in una linea descrittiva e narrativa, con occasionali inserimenti nella scena di personaggi e del segno umano.  Dalla seconda metà degli anni ottanta procede verso una maggiore essenzialità strutturale oltre che formale, concentrando l’interesse sull’interazione tra gli elementi del paesaggio, naturali ed antropici.  Attraverso lo svuotamento, l’intento è quello di potenziare l’intensità delle presenze iconiche, di rafforzare l’ambiguità delle forme che migrano tra un senso e l’altro e, quindi, di generare il dubbio come metodo analitico di osservazione della realtà quotidiana.  Inizia ad esporre all’Italian Spring Festival di Perth (1986, Australia). Seguono una serie di esposizioni personali e collettive in Italia (Il gabbiano di la Spezia, Quantica Studio di Torino, Aglaia di Firenze, Centro di Sarro, il Fotogramma, Galleria De’ Serpenti, BiPiEmme, L’Eclisse e Palazzo delle esposizioni di Roma, tra le ultime al Museo PECCI di Prato nel 2001) ed all’estero (Belgio, Brasile, Finlandia, Francia, Jugoslavia, portogallo, Spagna, U.S.A, Tailandia). 

Sue immagini figurano nel Museo PECCI di Prato, nella Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo “Accademia Carrara”, nel Civico Museo di Calasetta (Ca), nel Museo Nazionale della Fotografia di Brescia, nel Museo dell’Informazione di Senigallia, nel Museo Civico di Idrija (Lubiana, Slovenia), nel Museo dell’Immagine Fotografica e delle Arti Visuali (Università “Tor Vergata” di Roma) ed in collezioni private in Italia ed all’estero.

Hanno scritto sul suo lavoro, tra gli altri: Mirella Bentivoglio, Giuseppe Cannilla, Giacomo Carioti, Emanuele Coen, Bruno Corà, Enrico Crispolti, Ivana D’Agostino, Mario Di Candia, Federica Di Castro, Guglielmo Gigliotti, Dino Latella, Sebastiano Messina, Mario Padovan, Wladimiro Settimelli, Gabriele Simongini, Nico Stringa, Zeno Tentella e Maria Torrente.

In concomitanza con CoolT – La settimana della cultura in Toscana
ARTE CONTEMPORANEA AL PALAZZO DELLA CAROVANA
Opere del centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato
alla Scuola Normale Superiore di Pisa dal 18 ottobre 2014 - 30 settembre 2016

Progetto espositivo e realizzazione Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Con il sostegno dell'Associazione Amici della Scuola Normale Superiore
www.sns.it

Mostre personali:

2005:   Galleria Verifica 8+1, Venezia-Mestre

2003:   Galleria G28, Cagliari

2002:  Museo Civico per l’arte contempo-ranea di CALASETTA, Cagliari

2002: Il punto di svolta, Roma

2001:  Museo per l’arte contemporanea L. PECCI, Prato

2000:  Museo Nazionale della fotografia, Brescia

2000: Museo Civico, Castel di Sangro (Aq)

1999:  Arte in Transito, Roma

1998:  UMA Gallery, New York

1997:  Benham Studio Gallery, Seattle (WA, USA)

Galerie de l’Arbitraire, Dole (France)

1996: Bridge Gallery, White Plains (NY, USA) Galleria L’Eclisse, Roma

1996Cronogrammi”, Centro d’Arte e Cultura Il Brandale, Savona

1996 Palazzo dei Congressi, Rivisondoli (Aq)

1995:  Di Turi & David Gallery, New York

Galleria DIA, Frascati (Roma) Tuttilibri - MIFAV, Roma

1994:  Noel Fine Art Gallery, Bronxville (NY, USA)  Benham Studio Gallery, Seattle (WA, USA)

1993:  BPM, Roma

1992:  Galleria de’ Serpenti, Roma

West Room Gallery, Yonkers (NY, USA)

Il Fotogramma, Roma

1991:  Galleria Il Luogo, Calcata (Vt)

1990:  Galleria Civica, Idrija (Slovenia)

1989:  Centro di Sarro, Roma

Mostre collettive:

2004: Palazzo della Provincia (Savona)

Galleria Nuovo Segno, Udine

2003: Galleria Miralli, Palazzo Chigi, Viterbo

2002: Il Lavatoio contumaciale, Roma

Museo Civico, Pietrabbondante (Cb) 

Fuori Centro, Roma                 

2001: L’Isola del Cinema, Roma,

Outlook 2001, Città di Castello (Pg)

Fuori Centro, Roma

Arte in Transito, Roma

2000: BPM, Parma

Outolook 2000, Roma

Libreria U. Hoepli, Milano

Museo per l’arte contemporanea L. PECCI, Prato

Il Classico, Roma

1998:  RiParte ’98, Galleria L’Eclisse, Roma

Ex-Mattatoio, Roma

Sotto le Stelle, Bassano in Teverina (Vt)

Antiquarium Comunale, Sezze (Lt)

UMA Gallery, New York

Trevi Flash Art Museum, Trevi (Pg)

Piccolo Teatro di Milano, Milano

Palazzo delle Esposizioni, Roma

1997:  RiParte ’97, Roma

Studio Arti Visive, Matera

Antico Palazzo Pretura, Castell’Arquato (Pc)

Galleria L’Eclisse, Roma

Académie des Beaux-Artes, Tamines (Belgio)

Palazzo delle Esposizioni, Roma

Studio Arti Visive, Matera

1996: Galleria DIEDA, Bassano del Grappa (Vi)

1995: MIFAV-Università Torvergata, Roma

1994:  Museo dell’Aeronautica, Trento

Noel Fine Art Gallery, Bronxville (NY, USA)

Di Turi & David Gallery, New York

Lobby Gallery, New York

Galleria d’Arte Moderna, Bergamo

Studio D’Ars, Milano

Studio 555, Roma

Il Fotogramma, Roma

1993: Istituto di Cultura, Recife (Brasile)

Silpakorn Art Gallery, Bangkok (Tailandia)

Associazione LiberaMente, Roma

MIFAV, Università Tor vergata, Roma

1993: Uno spazio per l’Arte (MIFAV), Messina

1992: Complesso Monumentale del San Michele, Roma

Armony Center for the Arts, Pasadena (USA)

1991:  Instituto Cultura, Recife (Brasile)

1990:  Il Gabbiano, La Spezia

Quantica Studio, Torino

Galleria Aglaia, Firenze

International Festival, Joensuu (Finlandia)

1989:  Galleria Civica, Idrija (Slovenia)

1987:  Accademia de Belles Artes, Sabadell (Spagna)

1986:  Italian  Spring  Festival,  Perth  (Australia).

 

Critica:

I CRONOGRAMMI di Alessandro Alimonti

Fu negli anni Settanta che John cage “Illustrò” cinematograficamente la sua musica mediante la ripresa di varie differenti modulazioni di luce artificiale su un muro bianco. Era il suo modo di esprimere analogicamente il silenzio che sta dentro il suono, e di dare alla cancellazione una dimensione dinamica, temporale. Nello stesso decennio Sol Lewitt pubblicò un libro di cui ogni pagina rappresentava un muro di mattoni; sempre lo stesso, fotografato in ore diverse. Era un modo di connotare la costruzione come linguaggio, come scrittura lineare, nel tempo stesso recuperando, nella pluralità sequenziale delle pagine, la dimensione cinetica del modulo-immagine.

Sono queste, forse con le altre, le ascendenze storiche che possiamo trovare nei “Cronogrammi” di Alessandro Alimonti, attualmente esposti al Centro D’Arte e Cultura Il Brandale di Savona La personale consiste in una serie di fotografie recenti dello stesso muro bianco, rivisitato in ore diverse dallo stesso punto d’osservazione, dalle sei di mattina alle sei di sera, con una scansione ritmica di circa un’ora per ogni scatto. Il risultato è lontanissimo dalle immagini di cage e di Lewitt, come dall’ascetica neutralità fotografica delle foto sequenze concettuali degli anni Settanta-Settanta.

Questi Cronogrammi di Alimonti rappresentanno un anello di congiunzione tra la vera e propria arte fotografica – di cui il giovane romano è un noto esponente – e la ormai chiusa tradizione storica del conceptual. Prima di tutto per la disseminazione di rilievi-ombre che presta alla texture del grumoso intonaco un invito alla tattilità. Queste sono immagini nate da una tecnica magistrale e da un’approfondita conoscenza dei valori pittorici del grande filone mediterraneo del polimaterico. Inoltre si tratta di una presenza plastica: ossia, sono forme che alterano i valori cromatici delle superfici. E’ la ripresa costante del dettaglio di una piega obliqua di muro, ritagliata in modo da definire una vasta doppia curva, quasi una fluida esse allargata. Abbiamo insomma rientranza e sporgenza irregolarmente sovrapposte. La parte concava e quella convessa, o meglio, le due diverse porzioni si contrappongono a livello cromatico per effetto della fenomenologia: quando una è bianca di luce, l’altra è nera d’ombra. E così, attraverso ambigue fasi intermedie, si arriva al finale capovolgimento; ciò che era nero alle sei di mattina, alle sei di sera è diventato bianco; e viceversa.

Il rimbalzo del documento su un piano apertamente simbolico è immediato, proprio per l’asciuttezza riduttiva della scelta. La Poetica della dualità, yin e yang, sembra trovare anche nella forma trovata, specularmente ricurva, una memoria del suo “logo” codificato. E’ l’onda cosmica del tempo che si riversa nello spazio espositivo mediante queste grandi pagine ideogrammatiche, che nel segno grafico conservano la memoria anche nel dualismo cromatico del bianco e nero. Non dunque un azzeramento della varietà ironica, tendente agli assoluti metafisici della negazione, ma la celebrazione di un tempo-spazio ciclico sempre rinascente, con un distacco zen dai turbamenti della ragione.

  Mirella Bentivoglio, (1996)